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Dramma
Premio della Giuria a Cannes a Paolo Sorrentino che dirige Toni Servillo per immortalare la storia di Giulio Andreotti: dalla fine del suo ultimo governo fino al processo per Mafia (ITA 2008)

Canale

Sky Cinema Due 24

Giorno

domenica 03 luglio 2022, 21:15

Durata

120'

Titolo originale

Il divo

Paese

Italia

Anno

2008

Regia

Paolo Sorrentino

Voto

7.3 / 10

Descrizione

Il divo è un film del 2008 scritto e diretto da Paolo Sorrentino, basato sulla vita del senatore a vita Giulio Andreotti negli anni novanta.

Trama

La vita di Giulio Andreotti, protagonista della storia politica italiana per decenni, nel periodo tra 1991 e 1993, a cavallo tra la presentazione del suo VII governo e l'inizio del processo di Palermo per collusioni con la mafia. La pellicola inizia con una lunga serie di morti di personalità di spicco (Moro, Dalla Chiesa, Pecorelli, Falcone, Calvi, Sindona, Ambrosoli), tutti decessi che riguardano direttamente o indirettamente proprio Andreotti. Seguono le parole delle lettere di Moro che dalla sua prigionia per mano delle Brigate Rosse si rivolgeva proprio ad Andreotti, evidenziandone la poca umanità e scongiurandolo di aprire le trattative coi terroristi per la sua liberazione. La vicenda principale prende il via il giorno della presentazione dell'ultimo governo andreottiano, il 12 aprile 1991. Si radunano negli uffici di Andreotti i "vertici" della sua corrente nella Democrazia Cristiana, ossia Paolo Cirino Pomicino, Giuseppe Ciarrapico, Salvo Lima, Franco Evangelisti, Vittorio "Lo Squalo" Sbardella e il cardinale Fiorenzo Angelini detto "Sua Sanità". La questione politica del giorno si sposta presto sulla futura elezione del Presidente della Repubblica, a successione di Francesco Cossiga. La corrente Primavera, detta anche andreottiana - nonostante la defezione di Sbardella, passato ai dorotei - propone l'elezione di Andreotti al Quirinale. Andreotti, richiesto di confermare la sua candidatura, accetta. Ma nella corsa al Quirinale, Andreotti si scontra con l'opposta candidatura del segretario democristiano Arnaldo Forlani: convocati da Cirino Pomicino intorno a un tavolo per un compromesso, entrambi escludono un ritiro in favore dell'altro. Al momento della prima convocazione del Parlamento in seduta comune per l'elezione, scoppia una violenta "bagarre": urla, lanci di oggetti e manette tintinnanti, il tutto sopra la testa dell'impassibile Andreotti, mentre il presidente della Camera Oscar Luigi Scalfaro cerca inutilmente di far mantenere la calma ai parlamentari. Nonostante vi siano poi ripetute votazioni, non viene data la maggioranza a nessun candidato. Durante una pausa, i vari sostenitori dei candidati cercano di raccogliere il sostegno di ulteriori parlamentari. Cirino Pomicino tenta un compromesso tra le varie correnti DC, che naufraga a causa della testardaggine di alcuni caporioni. Nonostante avesse inizialmente conquistato molti voti, l'omicidio di Falcone scuote la sua immagine, come esponente di una corrente politica legata alla mafia, problema che già si era sollevato con l'omicidio del collega di partito Salvo Lima, avvenuto per vendicare il tradimento di una classe politica che si era servita dei voti di Cosa Nostra senza però rispettare gli accordi presi, base di scambio con il sostegno elettorale (in questo caso la revisione delle sentenze del maxiprocesso di Palermo). Andreotti cercava già precedentemente di evitare Lima al fine di rendersi agli occhi dell'opinione pubblica esterno ai suoi contatti criminali, ma inutilmente. Al termine degli scrutini, risulta eletto presidente della Repubblica Scalfaro. Dai banchi dei dorotei, l'ex andreottiano Sbardella fa notare il comportamento di Andreotti a un collega, sottolineando il sangue freddo e la dignità di Andreotti davanti a questa grande sconfitta. La seconda parte del film s'incentra sui presunti rapporti di Andreotti con la mafia, fino alle udienze del maxiprocesso. Poco dopo l'elezione di Scalfaro, scoppia il caso di Tangentopoli, che segna la caduta degli alti papaveri della politica accusati di corruzione, fra cui Cirino Pomicino, Evangelisti (che morirà poco dopo) e Bettino Craxi, l'alleato-rivale di Andreotti. Tuttavia, si lascia presumere che Andreotti avesse dato documenti compromettenti, attinti dal suo archivio, al pool di Milano proprio per sbarazzarsi di alcuni politici a lui scomodi. Si arriva poi alla caduta di Cosa Nostra nel 1993-1994, causata da numerosi pentimenti, arresti e leggi speciali. Nei colloqui con diversi pentiti, il procuratore di Palermo Giancarlo Caselli e i suoi collaboratori ascoltano la versione dei pentiti sui rapporti tra Andreotti e Cosa nostra, sugli affari e gli omicidi voluti da Licio Gelli e Pippo Calò (come quelli di Calvi e Sindona, rei rispettivamente di essersi appropriato del denaro di Gelli e di sapere troppo), l'omicidio di Dalla Chiesa da parte della mafia con il benestare silenzioso di Roma e sull'omicidio di Pecorelli, assassinio commissionato da Ignazio e Nino Salvo, per ingraziarsi Andreotti. Nel corso di questi colloqui tra Caselli e i pentiti di mafia vengono rappresentati, come flashback, i presunti colloqui tra Andreotti e i capi della mafia, tra cui Stefano Bontate e Totò Riina, con il famoso bacio, e il supposto rituale di affiliazione, che lo avrebbe fatto "uomo d'onore". Da parte sua, Andreotti si decide a combattere fino in fondo quest'ultima battaglia per la giustizia, mobilitando le sue risorse personali e finanziarie, con il pieno sostegno della famiglia, specie della moglie Livia. Il senatore respinge categoricamente le accuse di collusione con la mafia, negandolo a se stesso e perfino al suo confessore, e opponendo ai pentiti di mafia la sua vita da "sorvegliato speciale" da parte della scorta, con movimenti costantemente controllati. Infine si assiste all'inizio del primo processo. Prima dei titoli di coda una scritta informa che il primo processo per associazione mafiosa si concluderà con la prescrizione per i fatti precedenti alla primavera 1980 e l'assoluzione perchè il fatto non sussiste per i fatti successivi a tale data, mentre il secondo processo per l'omicidio di Pecorelli si concluderà con l'assoluzione piena.
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