film Piedone lo sbirro Rai Movie
Piedone lo sbirro
L'ispettore Rizzo, detto Piedone, combatte la malavita di Napoli con le maniere forti. Commedia poliziesca all'italiana, primo capitolo di una fortunata serie.
Canale
Rai Movie
Giorno
martedì 19 ottobre 2021, 17:10
Durata
120'
Titolo originale
Piedone lo sbirro
Paese
Italia
Anno
1973
Regia
Steno
Voto
6.8 / 10
Descrizione
Piedone lo sbirro è un film del 1973 diretto da Steno. È il primo film della tetralogia di Piedone.
Trama
Napoli. Joe, un militare americano sotto effetto di droga, inizia a sparare alla polizia dal tetto di un edificio; dopo inutili trattative, viene disarmato e arrestato dal commissario di polizia Rizzo, detto "Piedone" in ragione della sua mole. Il commissario agisce sempre disarmato ma, grazie ai cazzotti che lo contraddistinguono, riesce ad ottenere quasi sempre quello che vuole. La vicenda che lo vede come protagonista si sviluppa tutta sul filo della droga. Ferdinando Scarano, soprannominato "'o Barone", è un ex protettore di prostitute che, in contatto con il Clan dei marsigliesi (in cerca di nuove piazze al di fuori della Francia dove smerciare la droga) tenta il grande salto per diventare un boss di tutto rispetto.
Piedone, sospeso dal servizio dal nuovo commissario capo (che non approva per nulla i suoi metodi) a causa di un pestaggio proprio ai danni di Scarano (in quanto questi aveva fatto sfregiare al volto una sua prostituta che si era rifiutata di vendere droga ai clienti), tenta di collaborare con la vecchia camorra per estromettere da Napoli i Marsigliesi i quali, oltre alla droga, portano anche violenza e corruzione. In particolare, Piedone è aiutato da un noto capoparanza, Manomozza. Riesce ad infliggere un duro colpo ai Marsigliesi distruggendo il loro laboratorio e pestando gli spacciatori. Scarano, messo alle strette, viene poi trovato ucciso in casa sua: il delitto è stato architettato in modo da tentare di addossarne la responsabilità proprio a Piedone.
Dopo una serie di indagini condotte in via non ufficiale, il commissario arriva a smascherare il responsabile di tutto questo, che risulta essere proprio Manomozza. Il camorrista, nonostante la collaborazione con Piedone, intratteneva rapporti con i Marsigliesi per prendere poi il controllo del mercato della droga dopo aver eliminato il suo nemico personale, Scarano. Piedone ottiene la soffiata da Peppino, un gobbetto suo vecchio amico che sbarca il lunario fornendo informazioni alla polizia.
Peppino gli rivela che un grande carico di droga si trova su una nave proveniente da Tunisi ( in realtà è la nave che si chiama Tunis) in arrivo al porto, ma viene ucciso. Da morto riesce a fornire a Piedone l'ultima soffiata, cioè il nome del suo assassino, posizionando le dita della propria mano, prima di morire, proprio come quelle tipiche di Manomozza. Dopo aver trovato il carico di droga sulla nave grazie all'aiuto di Joe e altri due marinai statunitensi, Piedone va a trovare Manomozza in un locale per farlo confessare, giocando sul fatto che, avendo perso il carico di droga, era in pericolo di vita per via della vendetta dei Marsigliesi e che non può ucciderlo, in quanto unico conoscitore dell'ubicazione della merce. Nel mentre sopraggiunge Caputo che arresta Piedone su ordine del Commissario capo, quest'ultimo convinto che Rizzo sia coinvolto nel traffico di droga e nelle uccisioni di Ferdinando 'O Barone e di Peppino il gobbo. Sempre più convinto che il commissario sia corrotto, Rizzo scappa via, ed escogita un piano per capire da che parte sta il Commissario. Quindi lo invita a raggiungerlo da solo in un piazzale in serata, dicendogli che vuole consegnarsi alla giustizia e far recuperare la droga, contenuta in un borsone. All'appuntamento si presentano Manomozza e i suoi uomini, che però non erano in combutta con il Commissario ma avevano solo seguito Piedone, e intima loro di consegnargli la droga. Il Commissario fa circondare tutti con le forze di Polizia (cosa prevista da Piedone nel caso non fosse stato corrotto), in quanto aveva usato quest'ultimo come esca fin dall'inizio. Piedone dal canto suo ammette che nel borsone non c'è mai stata droga, per tutelarsi ulteriormente. Manomozza spara alle luci che illuminano la scena e nel fuggi fuggi generale riesce a scappare con quattro uomini per le grotte sotterranee di Napoli. Quelle grotte sono conosciute anche da Piedone che li raggiunge e, dopo una violenta scazzottata, riesce a catturare Manomozza e i suoi scagnozzi. Viene reintegrato in servizio e nella scena finale si vede una tavolata dove mangia insieme a Maria (sua padrona di casa), il figlio di lei Salvatore, invitando Gennarino (ancora ricercato), sua moglie e i suoi dieci figli.